Giuseppe

Natale 2015: ho guardato il mio presepe stamattina, tutto devastato dal gioco di Aurora. Anche io da bambina giocavo con i personaggi del presepe. E ho incominciato a riflettere. Chi mi conosce bene sa quanto spesso accada. Quanto, cioè, ogni piccola e a volte insignificante situazione o piccolo dettaglio, scateni la mia mente a produrre pensieri.
Pensavo che generalmente si parla di Maria come madre di Cristo. E’ lei la protagonista, la fanciulla di Nazareth che ha rinunciato alla sua adolescenza accettando un destino già prestabilito, pronunciando il suo “si” all’Annunciazione. Ma di Giuseppe? Non si parla mai di Giuseppe. Del suo “si”, del “si” di Giuseppe non si parla mai. La condizione delle donne a quei tempi, in quei luoghi, impediva loro di rifiutare ciò che veniva loro imposto dai loro padri, mariti, fratelli. Maria infatti era già promessa sposa di Giuseppe.
Ma agli uomini era concesso, il rifiuto agli uomini era concesso.
Pensavo a Giuseppe, dicevo, e al suo coraggio: quale uomo, se non un Grande Uomo, avrebbe mai avuto il coraggio di abbracciare il progetto di Dio e di Maria?
Soprattutto, come dicevo prima, a quei tempi, in quei luoghi, in quella cultura che permetteva il ripudio, la lapidazione delle donne, che le vedeva sottomesse agli uomini, le riteneva immonde nei giorni del ciclo mestruale, le metteva dopo gli animali in ordine di priorità. Giuseppe poteva rifiutare Mariasangiuseppe2. Poteva farlo.
Giuseppe, il silenzioso. Nessuna parola mai pronunciata e riportata nei testi sacri.
Giuseppe, capace di amore gratuito, obbediente in maniera cieca.
Giuseppe, il fedele, uomo di ascolto, che accetta in sposa una donna incinta prendendo su di sé qualcosa di più grande di lui, con un immenso senso di amore e di responsabilità.
Un Uomo, umile falegname, che ha contribuito anche con il suo “si” a rivoluzionare la storia dell’umanità.

15 giugno 2015

Ciao Raffaele. Ti ho salutato oggi per il tuo interminabile, infinito, ultimo viaggio. E sai cosa c’è? C’è che ho scoperto oggi, che il tuo viaggio, la tua partenza, il tuo allontanarti da me, in realtà era incominciato tanto, tanto tempo fa. L’ho realizzato oggi, mentre ti guardavo immobile, statuario. L’ho realizzato oggi quando non sono riuscita a versare neanche una lacrima. Non si è mai pronti ad uno strappo così forte, è vero. Oggi però ho sentito sulle mie spalle tutto il peso di un anno e mezzo, l’ho sentito di colpo, forte, tutto. Un macigno pesante fatto di piccoli lutti diluiti nel tempo. E mi sono sentita improvvisamente stanca.
E sai un’altra cosa, Raffaele? Una cosa che non immaginavo: no, non immaginavo tanto affetto nei miei confronti. Non potevo immaginare che mi sarei sentita dire parole tanto belle da tutti….a me, Raffaele, le dicevano proprio a me, che mi sono sempre considerata un piccolo, fragile, semplice essere umano.
Adesso ti saluto. Con te non vale la formula “riposa in pace”. No, sei stato costretto a riposare per troppo tempo, almeno per te è stato troppo tempo.
E allora, forza, riprendi la tua moto e fa motocross tra le nuvole.
E quello che ti dico è “buon divertimento”.Raffaele